http://www.ilpost.it/2013/04/11/attacchi-aerei-civili-siria/syria-conflict-60/
Osservando con tanto sconforto quelle immagini mi accorgo che nei
cieli di guerra il colore non è mai di un intenso colore azzurro, di qualunque
stagione si tratti e ovunque si combatta.
I colori della guerra non cambiano mai, sembra che la guerra abbia
un'unica tonalità e sia vissuta in un solo spazio di tempo. Quale tempo? Non
riusciamo a indovinare.
Appaiono sfumature, quelle sì son molte, rimangono però
indifferenti ai colori.
Non si distingue il colore dominante. Si intravvede, racchiusa in
una flebile luce, una cecità profonda che va in sintonia con tutto ciò che è il
torpore, il disprezzo e il cinismo di chi della guerra si ciba.
Lo scoramento, l'afflizione, l'accasciamento, la disperazione, il
lamento, il lutto, sì, hanno tutti lo stesso colore riflesso in un incarnato
che ha la stessa tinta di quel cielo.
Restiamo trafitti dalla profonda angoscia che trasmettono quei
volti, quegli occhi, quei gesti ma il nostro pensiero può solo struggerci più
profondamente.
Sono i nostri volti, sono i nostri occhi, sono i nostri gesti,
proprio quelli che compiamo tutti i giorni ma che hanno un altro colore, nei
cieli di guerra le tinte sono dipinte in una dimensione spietata.
Un po' ci sentiamo disumani pure noi, l'implacabile genere umano
con una tale perversione da non sembrare più razza umana.
Si congiungono le tonalità e si frammentano tutte le idee alla
ricerca di un tono che dia splendore.
La nostra idea di serenità viene amputata inesorabilmente da queste
meravigliose creature che ci regalano i loro sguardi.
E poi noi ce ne andiamo via.
carlafamily
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