Se alla città di Parigi togliessimo l'impressionismo forse non esisterebbe. Certo è una di quelle esagerazioni che fa ben pensare a quanto una città sia legata alla sua arte. Proprio quando Parigi cambia aspetto, quando sta per diventare la metropoli che conosciamo ecco che negli ultimi trent'anni dell' 800 nasce l'impressionismo. Nuove teorie scientifiche rivolte all'ottica.
Pazzi! Considerati pazzi, gli impressionisti, contro corrente. Vengono rifiutati dai grandi saloni di pittura ma mai si arrendono e vanno avanti con progetti ottici che cambieranno la storia dell'arte.
E' il 1874 e Monet, Degas, Cézanne, Pissaro, Sisley, Morisot, Renoir, Guillamin, Bracquemond fondano la "Societè Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveur" organizzano una mostra che andrà in competizione ai saloni che si sono rifiutati di esporre le loro opere. Sarà un fotografo, Nadar, a mettere a disposizione il suo studio a questo nucleo di artisti.
In quella mostra era esposto il quadro di Monet "Impressione, sole nascente" (Il Porto di Le Havre). Il noto critico dell'epoca Leroy osservando la tela di Monet scriverà un articolo in cui affermava che "la tela da parati è più rifinita di questi quadri" e li definisce "Impressionisti" beffeggiando il quadro di Monet.
Ecco il pretesto per appioppare un appellativo dispregiativo al gruppo di artisti, ma gli artisti non abbandonano quel nome. Un altro critico insinuò che se avessero caricato un fucile con colori brillanti e sparato sulla tela avrebbero avuto lo stesso risultato.
Chiaramente quella mostra si rivelerò un fallimento, la stagione degli impressionisti sembrava finita invece le mostre si ripeteranno ogni anno fino al 1886 nonostante il successo scarsissimo,solo più avanti verranno accettati dalla critica.
Si stava aprendo la porta che portava all'arte moderna e stava esplodendo questa carica di colori che mai si erano visti prima, un'inondazione di luce, esplode la generazione di giovani artisti ribelli, non avevano e non volevano regole ne da critici nè dal pubblico, stabilivano loro stessi le regole. Erano stanchi delle rigide regole dell'Ecole che li costringeva a disegnare linee e abbozzi, quasi mai potevano stendere i colori e dipingere.
I loro non erano considerati lavoro ma semplici abbozzi, criticati per il loro voler riprodurre la gente comune affaccendata nelle loro occupazioni quotidiane.
Prendiamo come esempio il quadro di Camille Pisarro dove raffigura una contadina. Fu un vero scandalo!|
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Contadina beve il caffè, 1881, olio su tela, 65.3 x 54.8 cm, The Art Institute of Chicago |
All’aria aperta
Nel decennio 1860-70, Leggiamo cosa disse il fisico tedesco Hermann von Helmholtz "Non si devono imitare i colori degli oggetti, ma l'impressione che hanno dato o darebbero; in modo da produrre un concetto il più distinto e vivido possibile dei medesimi».
In parole povere fu proprio quello che fecero gli impressionisti, questa luce non si può ottenere in un atelier, il pittore per ottenere quell'esplosione della natura doveva recarsi proprio in essa, all'aria aperta, doveva immergersi in essa e trasferire tutte le sue emozioni sulla tela
Nel 1888 Monet dichiarò: «Non ho mai avuto un atelier, e non capisco come qualcuno possa rinchiudersi in una stanza», naturalmente i ritocchi venivano apportati nel suo studio.
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Claude Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, Pierre Auguste Renoir, 1873 olio su tela, cm 46 x 60 Hartford, Conntecticut, Wadsworth Atheneum Bequest of Anne Parrish Titzell. |
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Claude Monet che dipinge, John Singer Sargent, 1885?, olio su tela, 54 x 64.8 cm, Tate Gallery, Londra. |
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Monet che dipinge sulla barca, Eduard Manet, 1874, olio su tela, 80x98 cm, Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera. |
Una ventata di Parigi in Nicaragua ci voleva proprio!
Ciao, come sai mi piacciono molto gli impressionisti e faccio anche chilometri per andare a visitare le loro mostre.
RispondiEliminaBellissimo post Carla, ben dettagliato e con immagini stupende.
Ciao, un forte abbraccio.
Antonella
Davvero, due mondi apparentemente lontanissimi. Però la bellezza è universale!
RispondiEliminaE' vero, ci voleva proprio: un bel post che accosta due mondi diversi ma in fondo uguali.
RispondiEliminaUn abbraccio
Ciao a tutti "...Una ventata di Nicaragua...parigino...in rete ci vuole proprio!"
RispondiEliminaPer fortuna che quegli artisti non hanno desistito...cosa si sarebbe perso il mondo artistico altrimenti!
L'impressionismo è uno dei generi di pittura che prediligo...Monet in primis...
Ciao ragazze.
Una gioia per gli occhi vedere o rivedere questi quadri.
RispondiEliminaQuanto alla faticosa strada percorsa dagli Impressionisti, è una tendenza che si ripete nella storia, chi porta il nuovo spesso è disprezzato e rifiutato. In altro campo cito Galileo Galilei.
Bella e poetica l'idea di coniugare insieme Parigi e il Nicaragua.
Una ventata di Parigi ci vuole sempre... dappertutto! :-)
RispondiEliminaun abbraccio carla, a presto
Un saluto al Nicaragua dal Friuli!Olga
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