Domenica 17 Novembre era la giornata internazionale dei prematuri ed io ero concentrata su altre cose quindi arrivo in ritardo parlando di un tema che mi sta molto a cuore e che ho vissuto stretta alla mia famiglia in prima persona.
Non è mai troppo tardi però!
Vorrei dire molte cose riguardo a quell’esperienza
difficile. Tutti in famiglia, comunque, l’affrontammo con molta serenità, o
almeno così cercammo di far credere, senza lasciarci influenzare da antichi e
sciocchi preconcetti che ci rifilavano ogniqualvolta vedevano il nostro
piccolino nato prematuramente.
Ma non c’è niente da fare la preoccupazione entra nella
testa e le domande restano
Quell’8 agosto entrò nella nostra vita quella minuscola
creatura che vedevamo respirare in quell’incubatrice così grande da far
sembrare quel corpicino quasi perso. Flebo infilate dappertutto, sondino al
naso che portava una sorta di cibo aquel piccolissimo stomaco.
Tempi duri, difficili, tutta la nostra fragilità era esposta
alla vita.
Quando tutti se ne andavano io restavo lì con quel fagottino
che aveva cambiato totalmente la mia
vita.
Da quel momento in poi capii che le cose sarebbero
sicuramente andate diversamente, la vita stessa assunse un altro significato. Ogni
suo respiro sarebbe stato un mio sussulto.
Non potevo credere che il mio bambino fosse lì dentro, così
piccolo e così lottatore, quanto duro lavoro stava già compiendo ed io non
potevo fare nulla.
Potevo dare il mio appoggio, tutto il mio appoggio a quella
meravigliosa creatura? Ci sarei riuscita? Ma non era tutto, a casa c’era
un’altra meravigliosa creatura che con impazienza aspettava il suo fratellino,
ogni volta che la sentivo al telefono trasmetteva così tanta gioia e così tanta
forza che tutti i dubbi che mi assalivano
si dissolvevano improvvisamente.
Incontrando altre mamme che avevano avuto il loro bimbo allo
scadere del nono mese e che lo tenevano
amorevolmente in braccio mi sentivo come se io avessi sbagliato qualcosa, come
se il mio bambino fosse nato prematuramente per chissà quale errore avessi
commesso. I loro bellissimi bimbi paffuti erano un rimprovero per me che mi
sentivo meno mamma di loro.
Tutti credevano di sapere o comprendere lo stato d’animo ma
non era così e lo dimostravano le tristi e a volte patetiche frasi che si pronunciano
in queste circostante, appunto frasi circostanziali e niente più. Nessuno
poteva comprendere pienamente ciò che stavamo vivendo, il dolore di non poter
tenere tra le braccia il nostro piccino, non poterlo allattare nonostante il
tiralatte che mi ostinavo a usare al punto di farmi un gran male. Quanti
silenzi rotti solo dal suono della mia voce che cantava attraverso il foro
dell’incubatrice. “Questa è la mia voce piccolo mio, la voce della tua mamma”, non so se si può comprende.
Come si può comprendere quanto è difficile trasmettere tutto
il calore e l’amore possibile quando puoi toccare il tuo bimbo solo con un
dito e vederlo lottare da solo senza poter far nulla?
Seduta su una scomoda sedia per innumerevoli notti d'ospedale, il silenzio di quelle notti, un silenzio rotto solamente dal suono di quegli straordinari macchinari con un nome che al solo pronunciarlo incute un certo timore, senza più
ricordare cosa volesse dire dormire, per poter osservare ed ascoltare con la massima attenzione il rumore di tutti
quegli aggeggi infernali che riempivano la stanza, tutte lì per il mio piccolino, circondati di possibilità di vita, o forse no?
Le corse degli
infermieri ed io messa all’angolo molte volte mentre cercavano di capire cosa stesse
accadendo al mio piccolino, l’unica cosa che restava da fare era piangere in
silenzio e pregare per avere forza. Ce la fece ogni volta quel piccolo
lottatore ed è così che scoprii che la forza
della vita è innata in ognuno di noi, già stava esprimendo esattamente ciò che
voleva senza aver proferito alcuna parola, già mi stava dando una grandissima
lezione di vita: lottare!
Nonostante le informazioni negative sui prematuri che leggevo qua e là il mio lottatore incominciò a muovere i primi passi a 10 mesi, non aveva
molta voglia di parlare, certo c'era un motivo, aveva una sorellina che parlava così tanto
che lui non faceva altro che ridere ridere e ridere, e più lui rideva più lei
parlava, quanto amore tra qui due pazzi figlioli.
Tutto il resto venne da se come un qualsiasi bimbo.
Oggi lui è un giovane di 22 anni e lei una donna di 30, sono
due meraviglie.
Ogni scarrafone è bello 'a mamma soja!!!!!!!!!!!!
Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Ciao Carla, è un piacere ritrovarti...anche se con un triste ma allo stesso tempo stupendo racconto di vita, della tua vita.
RispondiEliminaChissà se si può comprendere scrivi...e io comprendo, perché mi è sembrato di riascoltare quegli stessi racconti che ci faceva come resoconto della giornata passata del suo piccolo bimbo, mia nipote. E perché ho vissuto stando a fianco di chi si doveva mettere ogni tanto nell'angolo e piangere in silenzio e pregare affinché quei medici, quegli infermieri che si affannavano intorno a quel piccolino..."piccolino" potesse continuare la sua lotta. Io comprendo perché ho udito di chi mi parlava della sua impotenza e della sua "difficoltà e perplessità" nel credere che sarebbe riuscita a trasmettere Amore e Forza al suo piccolo solo sfiorandolo con un dito attraverso un foro dell'incubatrice. E anche per tutte quelle rassicurazioni date cercando di rafforzare la speranza, quand'anche ce ne fosse bisogno, in quei plausibili e comprensibili attimi di sconforto! Io comprendo fortunatamente perché ho conosciuto la gioia di veder "vincere" quel fantastico piccolo lottatore e vedere la sua gioiosità e vitalità crescere. Non con pochi "problemi", ma crescere e dare tanta gioia a chi gli sta vicino con la sua vitalità e, quasi per compensazione, con la sua "precocità" anche nell'apprendere ed imparare.
A 3 anni contava fino a 50...a 4 lo faceva in inglese, da "sempre" parla con frasi compiute e "concetti adulti" che ti fan rabbrividire! (di stupore e meraviglia)...E oggi ha "solo" 6 anni.
Ciao Carla.
Bentornata.
Un abbraccio.
Anche queste sono esperienze di vita di cui poche volte si sente parlare.
EliminaPiccoli stralci di esistenza che vanno ricordati per chi sta vivendo oggi questa esperienza e che la positività sia un motto importante.
Un caro saluto.
Cara Carla, ho letto con le lacrime agli occhi e commossa questo tuo racconto di vita.
RispondiEliminaMi ci sono ritrovata riga dopo riga, l’unica differenza è che mio figlio era nato prematuro solo di due settimane. E anche la dada coincide abbastanza, il mio è nato il 7 agosto...
Appena nato non respirava bene, era molto piccolo per essere un maschietto, poco più di 2 chili, forse nell’ultimo mese non si era nutrito.
Lo hanno messo nell’incubatrice, gli avevano dato una notte di vita, ma anche lui ha lottato come il tuo, e ogni giorno in più era una piccola conquista.
Anche io tiravo il latte ed ho continuato a farlo per nove mesi, perchè lui poi non si è mai attaccato al seno.
Dopo un po’ di giorni ho avuto la possibilità di tenerlo tra le braccia per pochi minuti al giorno, ma a me non bastavano… penso che il calore del corpo di una mamma equivalga a quello di un’incubatrice, ormai non aveva più tubicini attaccati, e quindi ogni tanto di notte come una ladra rubavo quei pochi minuti d’amore… tenerlo stretto a me, avvolto del mio calore mi dava una sensazione bellissima, mi faceva sentire importante...
Ma una notte l’infermiera mi ha trovata e mi ha fatta sentire una nullità strappandomelo dal grembo… ho pianto tanto quella notte, e altre ancora… e come te mi sentivo diversa dalle altre mamme, mi sentivo sbagliata… ma cosa avevo fatto? Non ero stata neanche in grado di partorire un bimbo sano? Questo era il pensiero che mi opprimeva…
Ora il mio è un ragazzone di 20 anni, non parla, non è autosufficiente, ma è il ragazzo più meraviglioso del mondo, e un grande lottatore come tuo figlio… e noi lottiamo insieme a lui ogni giorno… quanto c’insegnano questi figli!
Grazie per questa tua bellissima testimonianza.
Scusa se mi sono dilungata...
Un abbraccio e tanti auguri a tutta la famiglia
Grazie a te per avermi raccontato questa tua grandissima storia. Sei una persona che merita onore e rispetto cara Betty, una lottatrice con accanto un grandissimo lottatore e la tua positività insegna a tutti quanti noi.
EliminaA presto!
Quanta emozione nel leggere le tue parole. Sei veramente riuscita a trasmettere i tuoi sentimenti, le tue sofferenze. Non ho avuto figli prematuri, ma sentirti parlare di quegli aggegi infernali, della lotta per la vita di un piccolo, minuscolo esserino, mi ha fatto capire quello che hai provato. Te lo dico con tanta tanta simpatia.
RispondiEliminaE intanto Buon Natale e Buon Anno.
Ciao cara Ambra, sì sono stati momenti piuttosto difficili ma sono già passati 22 anni ed ora rimane il ricordo e la possibilità, forse, di poter trasmettere un po' di sicurezza a chi sta vivendo momenti come questi.
EliminaA presto!
Questo prematuro ha cambiato la vita di tutti noi...!!!!
RispondiEliminaSpero di riuscire a trasmettere un po' di questa stessa positività ad una ragazza che conosco e che sta vivendo proprio oggi questi stessi momenti difficili.
Un abbraccio
B.
La Benny, certo che ci riuscirai, basta solo la tua presenza.
EliminaA presto!