lunedì 22 ottobre 2012

Poveri furbastri

Bisogna arrivare da Como fin qui nella fresca Valsessera per raggirare miseramente per pochi soldini una signora anziana che da cinquant'anni è proprietaria del suo negozietto che, nonostante l'età, si ostina a tenere aperto andando contro tutte le crisi economiche nel corso di tutti i tempi. 
La sua vita è lì, forse il suo unico scopo di vita visto che dalla mattina alla sera vive praticamente in quel negozietto. 
Citiamo Como, sì perchè un bel giorno un uomo e una donna con il loro camper partono da Como  per una bella vacanza in Valsesia e si ritrovano in  Valsessera, la valle confinante, in un piccolo paesino antico ai piedi di freschi monti dove tanti negozi penalizzati dai grandi supermercati che crescono come funghi sono stati costretti a chiudere, ma c'è un negozio che con caparbietà continua la sua resistenza contro tutto e contro tutti ma soprattutto contro il tempo. 
Entrando si sente l'odore del tempo passato, c'è un assortimento di oggetti che forse sarebbero indicati per un mercatino di cose vecchie.  I "comaschi" (così si definiscono loro) entrano nel vecchio negozio e vengono accolti dell'anziana signora  a cui non manca la voglia di raccontare del vecchio paese e del negozio di quanto lavorava .... un tempo! I clienti sono rari in questo "magro" periodo di crisi quindi i comaschi son bel accolti con chiacchiere e racconti, "...ma che bel negozietto, di quelli che non se ne vedono più, quante cosette belle ha qui dentro, ...... e poi lei signora sembra così giovane....". 
L'anziana signora è lusingata dai complimento dei nuovi clienti che  incominciano a scegliere questi "rari e unici" oggettini del tempo che fu. Tra un'adulazione e l'altra, tra una meraviglia e l'altra e un complimento e l'altro la signora va in brodo di giuggiole e non le par vero che ci siano ancora persone così interessate al piccolo paese, alle montagne e al suo piccolo e antico negozio. 
Nel frattempo si ammucchiano gli oggetti che i  nuovi clienti voglio comprare. 
Beh si è fatto tardi e bisogna tirare le somme, la signora del negozio s'infila gli occhiali e incomincia a scrivere, sì a scrivere perchè i conti li fa ancora tutti a mano anche se lì in un angolino spunta la calcolatrice. Il conto qui però è un pò troppo lungo e l'attempata commerciante va un tantino in crisi  con tutta quella lista. Nessun problema i simpatici clienti si offrono di "darle una mano" afferrando la calcolatrice e incominciando a fare il conto sotto gli occhi compiaciuti e anche un po' preoccupati della signora, fanno il conto una volta e anche una seconda volta su richiesta sempre della signora, non si sa mai ci fosse qualche errore.....

Finiamola qui questa storia, i furbastri hanno comprato mucchi di cose e ne hanno pagata la metà. Sì perchè in seguito il conto è stato fatto con molta calma ........ una volta usciti i clienti. 
Chissà perchè questo dubbio di fregatura? La puzza di fregatura già si sentiva...
Ora i camperisti comaschi (ma venivano davvero da Como?) hanno un bel po' di merce da vendere ai mercatini. 
Miserabili che sono andare a rubare ad una signora "vegliarda", come ama definirsi lei, coprendola di lusinghe e lasciandola mortificata.
Che vergogna!

Vi trascrivo qui di seguito l'augurio che la "vegliarda negoziante" rivolge ai camperisti furboni:
"Venderanno tutti i miei oggetti nei mercatini e ci guadagneranno pure visto che sono oggetti vintage che ora vanno molto di moda, non auguro un gran male a questi furbastri visto che io sono stata una sciocca a fidarmi di loro ma voglio augurargli un gran bel mal di pancia, sì quello glielo voglio proprio augurare e che i soldini li spendano  tutti in anti dissenteria e anti vomito..........".

E, a dirla tutta, un po' di mal di pancia glielo auguro anch'io. 





giovedì 18 ottobre 2012

Claribel Alegrìa - Una poetessa dal Nicaragua


Nasciamo poeti; i nostri primi balbettii sono poesia. Senza la poesia muore l'uomo 
(Claribel Alegrìa) 





Com'è arrivata in italia la sua Poesia? Grazie a "Poesia Festival delle Terre di Castelli” (MO), (27 – 30 settembre 2012) www.poesiafestival.it .
Fu Italo Calvino a notare per primo il talento di Alegrìa iniziando a tradurre "El Detén".
All'incontro del 4 Ottobre il pubblico ha avuto la possibilità di conoscere  questa scrittrice che sa parlare di rivoluzione, d'amore, di vita e di morte ma, come tutti dicono, soprattutto di vita. 

In Centro America viene chiamata "Sua Maestà" .

Parlando dell’Italia, ricorda Dante e Ungaretti;  confessa il suo amore per la filosofia e la musica, ma se non fosse poetessa sarebbe diventata pittrice.

Eduardo Galeano (una delle personalità più autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana) dice di lei: Claribel Alegría è uguale al suo nome, e non è un nome inventato per lei, no: lei è nata con questo nome. Si vede che quel giorno, per una volta, gli dei e i diavoli si erano messi d’accordo”; 
Gioconda Belli(poetessa, giornalista e scrittrice nicaraguense) invece, dice di lei: “Parafrasando Rubén Darío, oserei definire Claribel Alegría come la donna che possiede "cuore di giglio, anima di cherubino, lingua celestiale"








Alegrìa  è stata, ed è tuttora, maestra e protettrice di giovani poeti del Nicaragua; tra i quali Francisco Ruiz Udiel, al quale è dedicato Alterità, giovane scrittore di talento morto suicida nel gennaio 2011. 

Ha potuto condividere pezzi di storia  con grandi intellettuali da Calvino a Robert Graves, da Cortázar a Marquez, che la scrittrice non finisce mai di ringraziare  così tutto sfocia in un libro dove descrive questa “magica tribù”. 
E' suo marito però la persona più importante nella sua vita il padre dei suoi quattro figli, compagno di vita e di arte  Darwin J. Flakoll.





DAMMI LA MANO


 “Oggi amo molto meno la vita

        ma sempre mi piace vivere”...

  César Vallejo 
(Versi posti in epigrafe per questa poesia)


Dammi la mano
amore
non lasciarmi sprofondare
nella tristezza
Il mio corpo ha già imparato
il dolore della tua assenza
e nonostante i colpi
continua a vivere.
Non andartene 
amore
incontrami nel sogno
difendi la tua memoria
la mia memoria di te
che non voglio smarrire.
Siamo la voce
e l’eco
lo specchio
e il volto
dammi la mano
aspetta
devo armonizzare il mio corpo
per raggiungerti.

(da Saudade, 1999)
la traduzione è di Daniela Ruggiu 

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Il tema dell'opera  Alterità è l’avvicinarsi della fine, senza nascondere il tempo che passa: la poetessa è nata nel 1924 e si chiede se questo debba essere il suo ultimo libro. Lo sguardo lucido è sempre unito alla speranza e alla celebrazione della vita (“nessuno eguaglia la crudeltà dell’uomo / ma nessuno ama / come lui.”) La riflessione nasce dando voce ad alcune maschere (Oberon, Giobbe, Selene) o in brevi conversazioni con la morte: dialogando senza disperazione, semplicemente mostrando quanto è commovente vivere. (Stefano Serri)
Invoco la morte
senza posa
ma invoco anche
la poesia
ché so che mi allontana
dalla morte.
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Claribel Alegría 



Nota biografica da IILA  (Istituto Italo-Latino Americano)



Tra le maggiori esponenti della letteratura centro e sudamericana, Claribel Alegría è stata 

tradotta in quindici lingue.  
Nata nel 1924 a Estelí, in Nicaragua, da padre nicaraguense e madre salvadoregna, 
trascorre l’infanzia e l’adolescenza nel Salvador.  
Nel 1943 si trasferisce negli Stati Uniti per studiare alla  George Washington University, 
dove si laurea in Lettere e filosofia. Lì incontra Darwin J. Flakoll, che sposa nel 1947 e dal 
quale avrà quattro figli.  
L’anno successivo, grazie all’aiuto del Nobel per la letteratura Juan Ramón Jiménez, esce 
il suo primo libro di poesie, Anillo de Silencio. Tornata in patria, si lega al Fronte Sandinista 
di Liberazione Nazionale.  
Nel 1978 riceve a Cuba il premio Casa de las Américas, il più prestigioso riconoscimento 
letterario centroamericano. Dopo aver vissuto in vari Paesi europei e latinoamericani, nel 
1979 Claribel e Darwin si trasferiscono in Nicaragua, dove, tra le altre cose, scrivono libri 
testimonianza sulla realtà centroamericana.  
Nel 2006 Claribel Alegría riceve il Neustadt International Prize for Literature.  
Oggi vive a Managua e ha al suo attivo una produzione ricchissima, che comprende 
romanzi, saggi, raccolte poetiche e libri per bambini. Nel 2011 per Incontri Editrice è uscita 
la prima traduzione italiana di una sua opera, il romanzo Ceneri d’Izalco, scritto a quattro 
mani con Darwin J. Flakoll e nel settembre 2012, sempre con la medesima casa editrice, il libro di poesie Alterità.

mercoledì 17 ottobre 2012

Opinioni.... domande.... risposte!

Vorrei avere una vostra opinione in merito all'argomento "blog" rivolgere  semplici domande. Come fossimo davanti ad una tazza di thè verde e un punch al mandarino (ma sì esageriamo...), con serenità e con un sorriso
Ditemi.... scrivetemi, secondo voi le notizie nel banner laterale a destra di questo blog sono ben leggibili? Rimandano in modo semplice al sito corrispondente? 
Generalmente cerco di inserire argomenti con link conosciuti a livello internazionale o le ultime news per quanto riguarda associazioni molto importanti come per esempio la LILT, l'AIRC, Argomenti sul diritto dei minori, tutela dei consumatori, Telefono Rosa, Stalking, Lavoro.  
Per esempio ora ho inserito il link di alcuni importanti giornali le cui notizie si aggiornano di volta in volte e soprattutto notizie sul conflitto in Siria. 
Lo trovate utile? E' consultabile in modo semplice?
Aspetto le vostre opinioni.
A presto carissime!

Foto dal web

martedì 9 ottobre 2012

Oggi Monet

....E per voi, o Monet, il più bel paesaggio sarà sempre quello che dipingerete domani.   
H. de Régnier, Claude Monet, in "Le Mercure de France", 1921
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Donne in giardino  1866
Museo d'Orsay -  255x205 cm













Impressionismo, finalmente la libertà di osservare il presente e adagiarlo con felicità, ossessione, eccitazione e rivoluzione. 


Colazione sull'erba 1866
Museo D'Orsay - 124x181 cm





Osservare il presente e fermarlo, questo è ciò che l'artista ha colto in un attimo di esistenza. 
Una modernità struggente, tale al punto da gettare scandalo tra i grandi della pittura.

La passeggiata (Camille Monet con il figlio Jean sulla collina)
1875   -     National Gallery  - 100x81 cm

L’impressionismo è definito un movimento pittorico francese proveniente dal realismo, la quotidianità è il centro per l'artista, nessun messaggio ideologico o politico ma solo il lato piacevole della società di un tempo.
Molti scrittori ci descrivono con maestria la vita francese di quel tempo ma gli impressionisti ce ne danno un'immagine completa.


Son come poeti che scrivono colorando, sfumando il loro tempo e percorrendolo, la stessa immagine che ad ogni ora del giorno assume una luce nuova mai uguale. Così noi oggi, moderni viaggiatori tra i colori, possiamo strappare a quel tempo ancora colori e ancora luce e magari immergerci con lo sguardo nel quotidiano di quel passato. 

Donna con il parasole girata verso sinistra
1866   Museo d'Orsay  131x88 cm

Donna con il parasole girata verso destra
1866   Museo d'Orsay 131x88 cm 








Camille Monet con bambino - 1875


Ninfee -Nei quadri di Monet per un certo periodo hanno  grande rilevanza  le ninfee, che compaiono in circa trecento tele. La ninfea, fiore d’acqua senza radici e quindi in continuo movimento nei fiumi, negli stagni, considerata quindi quasi  il simbolo di quella realtà mai fissa e perennemente mobile che gli impressionisti cercavano di rappresentare. 


Tutto questo è una realtà catturata così com'è.
Impressionismo!
...ed è solo un esempio

Alcuni critici dell'epoca dissero ...........

L'occhio ricompone ciò che il pennello ha dissociato e ci si accorge con stupore di tutta la scienza, di tutto l'ordine segreto che ha diretto questo ammucchiamento di macchie che sembravano spruzzate in una pioggia furiosa. È una vera musica d'orchestra in cui ogni colore è uno strumento con un ruolo distinto, e i cui momenti, con le loro tinte diverse, costituiscono i temi successivi. Monet resta uno dei più grandi paesaggisti nella comprensione del carattere proprio di ogni suolo studiato, ciò che è la suprema qualità della sua arte.  C. mauclair, L'Impressionnisme, son histoire, son esthétique, ses maìtres, 1904

Nessun pittore ormai potrebbe liberarsi dei problemi che Claude Monet ha posti o risolti. L'opera di Claude Monet è passata già nel linguaggio della pittura, come l'opera di uno scrittore di genio passa nel linguaggio scritto e l'arricchisce. Non è questione di pittura chiara o di pittura scura. II problema della luce è più vasto di quello della luminosità. Un Rembrandt che nascerà domani dovrà della gratitudine a Claude Monet.   O. mirbeau, Les 'Venise' de Claude Monet, 1912

...quanto deve tutta la pittura moderna all'impressionismo che, oggi, con tanta leggerezza rinnega.  G. marchiori, in "Corriere Padano", 21 luglio 1931


domenica 7 ottobre 2012

Suocere e generi

Ci sono molti luoghi comuni come per esempio considerare il rapporto tra suocera e genero "improbabile".  Molti lo vedono aspro di sguardi o..... non sguardi, parole dette e stradette senza arrivare ad un'adeguata conclusione.
Per molti è un rapporto che ricorda qualcosa di ruvido. 
Sensazioni scontate ma non sempre veritiere.

Per i genitori, vedere una figlia lasciare la famiglia è sempre un miscuglio di gioia e di ansia  Si osserva con orgoglio la nostra creatura prendere il volo. Ci lasceranno! I figli....... sì ci lasceranno. Avranno accanto a se una nuova persona ... 
Certamente alla notizia non mancano le lacrime. Io quando ho ricevuto la notizia mi sono sentita oltre che triste anche piena di gioia: avrei acquisito un figlio davvero eccezionale. Avrei avuto un genero!
Ma ero pronta per diventare suocera?
Non dovevo e non volevo essere la solita suocera invadente e frustrante. Buoni propositi quindi! 
Compito davvero arduo e non avendo nessuna esperienza in merito come avrei potuto fare? Gli esempi intorno a me non erano dei migliori ed io non volevo proprio imitarli.    
Dovevamo cooperare per rendere tutto più piacevole, quindi la cosa migliore da fare era di imparare ad acquisire uno spirito altruistico e poi imparare a sopportare i differenti pareri, non sempre le proprie opinioni sono quelle giuste o le migliori, e poi non è detto che si debba sempre esprimere il proprio concetto soprattutto quando non è richiesto.
I giorni non sarebbero stati sempre sereni, a volte ci sarebbero state grandi piogge  ma l'impegno sarebbe stato quello di far tornare il sereno.
Dovevamo imparare ad accettare tutti i contrattempi e gli imprevisti e non badare alle troppo logore incompatibilità di carattere. Ci sarebbero sicuramente state cose che sarebbero andate storte ma le avremmo raddrizzate.


E così da 10 anni tutti i "dovevamo" e i "volevamo" sono stati affrontati e ancora li affrontiamo, oggi mi posso solo chiedere: Cosa può desiderare di meglio una mamma per la propria figlia sposata? 
Risposta: Un genero come il mio!


Regalino da Andrea!
Come "chi è?"
Mio genero!




mercoledì 3 ottobre 2012

El Cacique Diriangén

Ultimamente Blogger mi ha fatta dannare sia per i commenti che per i post. L'ho sempre detto che io non sono un genio quindi quando ho un problema informatico mi devo mettere calma e studiare il problema girovagando nella rete per trovare una soluzione, poi tra un consiglio e un tentativo da parte di qualche amico si arriva (non sempre) alla soluzione. Bene! pare che anche questa volta ce l'ho fatto..........

Dilcia la conoscete, ci ha già parlato del "Gallo Pinto" .... ricordate? Il riso e fagioli ricetta nicaraguense. El Gallo Pinto piatto tipico di questa terra.


Sentiamo cos'ha da raccontarci ora Dilcia.
-Oggi vorrei parlarvi di un Capo Indiano che ancora oggi riscuote molta ammirazione tra noi nicaraguensi poichè racchiude gran parte della storia di questo popolo. Si conosce molto poco di lui ma quel che si conosce è di grande impatto, era el cacique Diriangén .
Diriangén, capo tribù Chorotega nato nel 1497 ricevette un'educazione tradizionale secondo la quale la madre aveva il compito di istruire e insegnare la storia della discendenza della tribù. I vecchi sacerdoti erano incaricati a tramandare la storia antica quando i loro popoli provenivano da lontano attraverso il mare, dove in seguito vennero ridotti in schiavitù e che per sfuggire dal nemico si mimetizzavano tra la natura e le nebbie della notte.
Raccontavano dell'adrenalina della fuga quando si dirigevano verso sud, alla ricerca di quel meraviglioso paese dei loro antenati di cui si raccontava quanto fosse pieno di vulcani, pianure e praterie, fiumi ricchi di pesci, lagune e due grandi laghi, uno dei quali ha visto emergere un'isola formata da due vulcani Ometepetl (Quest'isola val bene una visita come spiega il post). 
El Cacique Diriangén era considerato tra i più potenti cacique del Nicaragua. La sua breve storia la potete scoprire QUI (C'erano una volta gli indiani)
Quando lo spagnolo Gil Gonzales arrivò in Nicaragua incontrò il cacique Nicarao che come una guida gli facilitò l'entrata nelle terre nicaraguensi dopodichè si incontrò con altri caciques come per esempio Ochomogo, Goatega, Mombacho e Nandaime che regalarono allo spagnolo molto oro.

Web- El Cacique Diriangén
Quando il cacique Diriangén seppe che il conquistatore si stava avvicinando al suo territorio  gli andò incontro in pompa magna e solennità. Portarono molti pavoni qui conosciuti come chompipes, e portarono con se donne che indossavano molto oro, con loro vi erano molti altri indigeni della tribù che lo accompagnavano. A differenza degli altri caciques  la visita del cacique Diriangén allo spagnolo aveva l'obbiettivo di ispezione, Diriangén voleva conoscere il nemico.
Diriangen fu molto sorpreso che gli spagnoli avevano la barba e fu molto sorpreso che avevono cavalli. Quindi è certo che in America non c'erano cavalli prima dell'arrivo degli spagnoli.
Quando el conquistador gli propose di battezzarsi  e sottomettersi al re di Spagna Diriangén rispose con astuzia, chiese 3 giorni di tempo per riflettere, quello che voleva in realtà il cacique era conoscere meglio i conquistatori e guadagnare tempo per prendere decisioni. Terminati i 3 giorni  Diriangén  tornò con migliaia di indiani e combattè gli spagnoli fino a che dovette ritirarsi perchè le armi degli spagnoli erano di gran lunga superiori alle loro armi.
Agli spagnoli interessava solo il molto oro e non sapevano se ne sarebbero usciti vittoriosi.
Il Cacique Diriangén aveva solo 27 anni quando si apprestò a combattere los conquistadores. Era amante della libertà, della giustizia, della decenza e nemico della schiavitù e combattè gli spagnoli fino alla morte. ..........
.........Nel 1684, Fray Nemesio de la Concepción Zapata scrisse una cronaca in cui descrisse gli avvenimenti dell'ultima lotta di Diriangén: "Dopo una salita straziante di vette e canyons.... sotto la pioggia si è potuto raggiungere l'esercito sotto Nicuesa Alvarez per contattare gli indiani. E 'stata una battaglia terribile, tanto più che dal punto di vista di Diriangén si stava accingendo al combattimento finale contro gli spagnoli. L'esercito Nicaroguán - come erroneamente lo chiamava Fray Nemesio - esaurì 70 mila uomini. 
La battaglia è durata poco più di mezza giornata e l'esercito indiano è stato sconfitto..........."
Secondo la tradizione conservata e tramandata dalla viva voce dei contadini questo ultimo tentativo di Diriangen di fermare la conquista spagnola fu combattuta sulla collina Apastepe oggi vulcano Casitas, a sud del vulcano San Cristobal, ai piedi delle Pianure Olomega, nel dipartimento di Chinandega.
In questo modo Diriangén rappresentò, con le sue gesta, la prima resistenza degli indiani Nicaraguensi contro le invasioni spagnole.
Da questo Capo Indiano risalta soprattutto il suo valore  e la sua tenacia nel non volersi far ingannare dall'apparenza, usò astuzia con la forma dissimulata che utilizzò per difendere la sua terra, qualcosa che gli spagnoli non si aspettavano  dagli indiani visto che li consideravano gente ignorante  in tutti i sensi.     
In Nicaragua si dice di lui:
 "Diriangén è il simbolo di Diriamba come la Grecia ha i suoi filosofi e i suoi guerrieri"
In onore di questo Cacique si diede il nome all'attuale città di Diriamba.
Dilcia Obando

lunedì 1 ottobre 2012

Il rap per svegliare i ragazzi intontiti dai social network


Mondo Marcio: il rap per svegliare
i ragazzi intontiti dai social network
Il rapper Mondo Marcio
Non amo particolarmente la musica rap, ahimè! (e il rapper Mondo Marcio non me ne voglia), ammetto che forse non la capisco, non ne intendo i suoni pur riconoscendo che ogni parola è un messaggio che invita ad autoesaminarsi, a volta ci obbliga ad autoesaminarci che non ci farebbe così male. Forse vengo da una generazione troppo lontana per il genere di musica.... s'intende! L'antico dilemma che gli artisti sono confusi o meglio mescolati con chi artista non lo è. Comunque in alcune  espressioni di questo cantautore ci vedo tanta voglia di ricominciare, un invito che rivolge ai giovani d'oggi di non mollare mai e di pensare al proprio futuro nonostante gli ostacoli sempre più numerosi e, molto stranamente, si scopre un giovane che tenta di distogliere altri giovani dal troppo caotico mondo dei social network, un "limbo" come lo chiama lui e credo che la definizione sia proprio azzeccata. Ne riconosce comunque l'utilità in svariatissimi contesti.  Certo lo fa  mostrando rabbia contro un sistema che pare non voglia ascoltare nessuno nè giovani nè vecchi. Peccato che si debba mostrare rabbia per dichiarare le proprie forti emozioni. Credo però che i giovani e forse anche tutti quanti non abbiano più mezzi a disposizione per farsi ascoltare.
 
Questa è l'intervista:

Rabbia e introspezione
nel nuovo album

Rime affilate come coltelli. Melodie aggressive che mirano al cuore. Mondo Marcio non risparmia niente e nessuno. E nel suo ultimo album Cose Dell’Altro Mondo prova a dare una scossa alla società. Una musica di denuncia, rabbiosa e genuina, per «scuotere» l’Italia. Il disco, che uscirà il 2 ottobre, contiene 17 tracce che alternano temi di attualità a elementi autobiografici. Il tutto impreziosito dalle collaborazioni con JAx, Caparezza, Bassi Maestro, Emis Killa, Vacca, Danti e Strano.
- Perché ha chiamato così l’album?«Ci sono tre motivi. Primo: si tratta di un altro Mondo Marcio. Nel senso che, fino a qualche anno fa, non sarei stato in grado di scrivere certe canzoni. Mi sono evoluto come autore. Secondo: si riferisce alle notizie trasmesse al tg che ci lasciano increduli. E terzo: perché dal punto di vista musicale viene da un altro mondo».
- Che sonorità ha scelto?«Le influenze sono molte. Ho provato a fare un disco che potesse piacere a diversi tipi di orecchie. Si passa dalla ballad Troppo lontano , tutta arrangiata con le chitarre, a pezzi “old school” come quello con J-Ax, fino a suoni più elettronici».
- Spazio alla realtà, ma anche alla sua vita privata.«Ho parlato della tragedia di Melissa e della casta al potere perché sono questioni che ci rappresentano tutti. Ma chi ascolta può immedesimarsi anche in problemi personali. Il senso di parlare di sé è quello di toccare chi ha vissuto esperienze simili».
- E’ in cerca di riscatto?«Sono giovane, ma ho visto tutti gli aspetti di questo lavoro. In alcuni periodi sei continuamente sotto i riflettori, in altri ti ascoltano solo i fan. L’album è il risultato di un’esperienza completa».
- Canta che «fare rap è un incubo», è davvero così?«Mi riferisco al mercato discografico e al fatto che oggi l’hip hop è una moda. Il lato positivo è che tutti lo ascoltano, quello negativo è che c’è molta ignoranza sul genere. Ci si affeziona a un ritornello, ma si confondono gli artisti».
- Critica il successo facile della tv, meglio restare nell’ombra?«Assolutamente no. Se un ragazzo ha talento deve fare di tutto per esprimerlo, specialmente oggi che i giovani si rinchiudono in un limbo di social network e materialismo. Ma bisogna restare fedeli a se stessi e non essere disposti a tutto pur di una particina».
- Attacca la generazione nata dentro un videogioco, che cosa pensa del web?«E’ come l’energia nucleare, con la conseguente bomba. E’ una grande risorsa, ma può essere usata male».
- Perché tanta rabbia nelle sue canzoni?«Ce n’è bisogno. L’Italia è addormentata e purtroppo non è una bella addormentata. La musica può svegliare la società e ispirare le nuove generazioni».
- Non ha mai paura di ciò che scrive?«No, il linguaggio rap è diretto. E se cito Berlusconi o il figlio della Moratti lo faccio perché rappresentano un sistema».
- I politici intoccabili e l’economia in crisi. Dov’è l’uscita dal tunnel?«Non penso che il futuro sarà roseo. Non c’è la voglia di cambiare. I partiti trasformano le etichette, ma i personaggi restano gli stessi».
- Ha un sogno nel cassetto?
«Voglio lasciare un segno, portare una ventata di novità. Mi piacerebbe se un sedicenne, dopo aver ascoltato un mio pezzo, decidesse di darsi da fare per costruirsi un futuro invece di perdere tempo con i videogiochi».
 ALICE CASTAGNERI
 Torino
http://www.lastampa.it/2012/09/26/spettacoli/musica/mondo-marcio-il-rap-per-svegliare-i-ragazzi-intontiti-dai-social-network-zLij6ferWyWKC1ZjDT4ToM/index.html

Condivisibile o no direi che detta da un giovane è piuttosto interessante....

La gente che mi piace

Mi piace la gente che vibra, che non devi continuamente sollecitare e alla quale non c'è bisogno di dire cosa fare perché sa q...