martedì 26 febbraio 2013

IL NONI


La chiamano la pianta miracolosa, dicono sia la pianta che svela i segreti di tutti i malanni. 
Questa pianta quindi la si usa per i suoi benefici, dicono sia molto salutare ma il suo sapore è, a dir poco,  pessimo e direi anche il suo aspetto lascia molto a desiderare.
Veramente non sto esagerando, credo sia il frutto con il peggior odore e sapore che conosca, indescrivibile!
Qui ci sono molte piante di Noni, gli alberi sono carichi di frutti e molti di essi finiscono per marcire per strada. I cani che vagano affamati  e che qui mangiano di tutto, anche la plastica, disdegnano il Noni e anche loro scappano raccapricciati. Le galline poi non parliamone. piuttosto che beccarlo si lasciano morire. I maiali, forse, sono quelli con meno problemi. Ripeto: Non sto esagerando!

Nei paesi occidentali il Noni è un frutto rinomatissimo proprio per le sue proprietà terapeutiche 

Per molti questo frutto è quasi magico, si dice provenga dalla Polinesia, ma molti assicurano che il Noni sia sempre esistito in Nicaragua  anche se le sue proprietà curative erano sconosciute 






 SUCCO ENERGIZZANTE
Reynaldo Esquivel, Militare Patriottico (SMP),  ha detto che fu nel 1988 che sentì per la prima volta la parola Noni.

Egli ricorda che in un'operazione militare trovarono bottiglie con succo di noni, non sapevamo cosa fosse, ma alcuni cubani spiegarono loro che si trattava di un succo di frutta energizzante. 
Non furono i primi soldati a bere il succo di Noni. Durante la seconda guerra mondiale, le forze militari degli Stati Uniti già avevano studiato l'uso ed i benefici del noni. Questi studi sono stati inclusi nel manuale di istruzioni per la sopravvivenza militare.

IL POTERE DEL NONI
Ci sono molti studi che sono stati presentati sul Noni ma il dottor Ralph Heinicke dell'Università delle Hawai, eccelle per le sue ricerche,  ha scoperto che questo frutto ha un alto contenuto di proxeronina, di vitale importanza per il buon funzionamento di tutte le cellule e gli organi, questa componente aiuta le cellule del corpo umano a rigenerarsi e aumentare le difese cellulari in modo naturale, aiuta a prevenire le malattie e migliorare la salute. 

COME FUNZIONA
Secondo il medico, quando beviamo il succo di frutta del noni, la proxeronina passa attraverso il nostro sistema digestivo e nel nostro intestino, dove viene inviato al fegato, il magazzino principale delle sostanze nutritive essenziali nel nostro corpo. 

Ogni due ore il fegato rilascia una certa quantità di questa proxeronina nel flusso sanguigno dove viene convertita a xeronina.
Contiene questi importanti enzimi in quantità 800 volte superiori rispetto all'ananas, che nella medicina naturale gode di molta fama ed ha un gran valore.

Attraverso il sangue la xeronina viene trasportata ai vari tessuti del corpo. Poi si combina con la serotonina, un ormone prodotto nel cervello che regola molte funzioni del corpo.

La xeronina dovrebbe essere fornita naturalmente attraverso la nostra dieta, ma questo di solito non si verifica a causa della perdita dei micronutrienti causata dai fertilizzanti chimici e dal depauperamento del suolo, inoltre vi è la scarsa nutrizione, si aggiungono le malattie, tra cui lo stress e il processo di invecchiamento.

Ogni parte della pianta  è utile : i semi hanno un'azione purgativa, le foglie vengono adoperate per le infiammazioni esterne e per alleviare il dolore, la corteccia contiene forti proprietà astringenti e può curare la malaria, gli estratti della radice abbassano la pressione sanguigna, le essenze del fiore attenuano l'infiammazione agli occhi - ma il frutto, con le sue numerose azioni farmaceutiche, è la parte più preziosa della pianta del Noni.





Queste sono le proprietà terapeutiche che gli vengono attribuite: 


- Regola la funzione cellulare e rigenera le cellule danneggiate. Poiché il Noni sembra operare a livello cellulare di base, è utile per una grande varietà di condizioni.
- Produce effetti antidolorifici ed antinfiammatori.
- Elimina e lotta contro molti tipi di batteri.
- Stimola ed intensifica il sistema immunitario e i meccanismi di difesa naturale del corpo.
- Stimola la produzione delle cellule T nel sistema immunitario. (Le cellule T svolgono un ruolo chiave nello sconfiggere ed annientare le malattie)
- Inibisce la crescita delle cellule cancerose grazie alla presenza del damnacantale.
- Protegge le cellule dai radicali liberi creati dall'esposizione all'inquinamento.
- Aiuta il corpo a sviluppare la capacità di adattarsi (adattogeno).
- Abbassa la pressione del sangue.
- Regola le funzioni enzimatiche e proteiche.
- Purifica il sangue.
- Cura le malattie respiratorie come l'asma.
- Regola le funzioni intestinali.
- Combatte i parassiti intestinali.
- Regolarizza il ciclo mestruale.
- Cura il diabete.
- Migliora e aumenta il trasporto di ossigeno.
- Agisce come antiossidante.
- Aumenta l’energia.

Per tutti i motivi di cui sopra il Noni è diventato un energizzante o  nutriente (non saprei come chiamarlo) molto costoso nei paesi occidentali.  Il Nicaragua (come molti altri paesi del Pacifico) è ricco di questa pianta ma non ne trae alcun  vantaggio. 
In Europa è venduto in sciroppo, in bustine, in pasticche, il sapore è abbastanza gradevole e non ha nulla a che vedere con il reale sapore del frutto. Naturalmente bere i succhi preparati dalle nostre case farmaceutiche sarebbe sopportabile ma onestamente preferisco prepararmi il succo in maniera molto naturale. 


Si possono preparare succhi di Noni in diverse forme questo è quello che io considero migliore: 

Prendere 2 frutti di Noni maturi, frullarli bene e diluirli con acqua o con il succo di un frutto che ci piace "tantissimo" come per esempio papaya, maracuya, ananas e anche uva, è meglio non aggiungervi zucchero perchè toglierebbe parte delle sue proprietà terapeutiche. Dopo di che si cola bene e si beve.

Personalmente non riesco a berne più di 50 o 60 ml, di più proprio non ce la faccio. 


Non è insolito vedere il noni tra la spazzatura. 

Però adesso non ditelo a tutti che qui cresce  il Noni in quantità industriali altrimenti arrivano di nuovo gli invasori.....


Informazioni raccolte dagli abitanti del posto e da "La Prensa - El diario de los Nicaraguenses"

martedì 19 febbraio 2013

Oggi "Impressionismo"

Se alla città di Parigi togliessimo l'impressionismo forse non esisterebbe. Certo è una di quelle esagerazioni che fa ben  pensare a quanto una città sia legata alla sua arte. Proprio quando Parigi cambia aspetto, quando sta per diventare la metropoli che conosciamo ecco che negli ultimi trent'anni dell' 800 nasce l'impressionismo. Nuove teorie scientifiche rivolte all'ottica.
Pazzi! Considerati pazzi, gli impressionisti,  contro corrente. Vengono rifiutati dai grandi saloni di pittura ma mai si arrendono e vanno avanti con progetti ottici che cambieranno la storia dell'arte.
E' il 1874 e Monet, Degas, Cézanne, Pissaro, Sisley, Morisot, Renoir, Guillamin, Bracquemond fondano la "Societè Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveur" organizzano una mostra che andrà in competizione ai saloni che si sono rifiutati di esporre le loro opere. Sarà un fotografo, Nadar, a mettere a disposizione il suo studio a questo nucleo di artisti.
In quella mostra era esposto  il quadro di Monet "Impressione, sole nascente" (Il Porto di Le Havre). Il noto critico dell'epoca Leroy osservando la tela di Monet  scriverà un articolo in cui affermava che "la tela da parati è più  rifinita di questi quadri" e li definisce  "Impressionisti" beffeggiando il quadro di Monet. 
Ecco il pretesto per appioppare un appellativo dispregiativo al gruppo di artisti, ma gli artisti non abbandonano quel nome. Un  altro critico insinuò che se avessero caricato un fucile con colori brillanti e sparato sulla tela avrebbero avuto lo stesso risultato. 

Chiaramente quella mostra si rivelerò un fallimento, la stagione degli impressionisti sembrava finita invece le mostre si ripeteranno ogni anno fino al 1886 nonostante il successo scarsissimo,solo più avanti verranno accettati dalla critica.
Si stava aprendo la porta che portava all'arte moderna e stava esplodendo questa carica di colori che mai si erano visti prima, un'inondazione di luce, esplode la generazione di giovani artisti ribelli, non avevano e non volevano regole ne da critici nè dal pubblico, stabilivano loro stessi le regole. Erano stanchi delle rigide regole dell'Ecole che li costringeva a disegnare  linee e abbozzi, quasi mai potevano stendere i colori e dipingere.
I loro non erano considerati lavoro ma semplici abbozzi, criticati per il loro voler riprodurre la gente comune affaccendata nelle loro occupazioni quotidiane.
Prendiamo come esempio il quadro di Camille Pisarro  dove raffigura una contadina. Fu un vero scandalo!|

Contadina beve il caffè, 1881, olio su tela, 65.3 x 54.8 cm, The Art Institute of Chicago


All’aria aperta

Nel decennio 1860-70, Leggiamo cosa disse il fisico tedesco Hermann von Helmholtz  "Non si devono imitare i colori degli oggetti, ma l'impressione che hanno dato o darebbero; in modo da produrre un concetto il più distinto e vivido possibile dei medesimi».
In parole povere fu proprio quello che fecero gli impressionisti, questa luce non si può ottenere in un atelier, il pittore per ottenere quell'esplosione della natura doveva recarsi proprio in essa, all'aria aperta, doveva immergersi in essa e trasferire tutte le sue emozioni sulla tela 

Nel 1888 Monet dichiarò: «Non ho mai avuto un atelier, e non capisco come qualcuno possa rinchiudersi in una stanza», naturalmente i ritocchi venivano apportati nel suo studio.


Claude Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, Pierre Auguste Renoir, 1873 olio su tela, cm 46 x 60 Hartford, Conntecticut, Wadsworth Atheneum Bequest of Anne Parrish Titzell.

Claude Monet che dipinge, John Singer Sargent, 1885?, olio su tela, 54 x 64.8 cm, Tate Gallery, Londra.

Monet che dipinge sulla barca, Eduard Manet, 1874, olio su tela, 80x98 cm, Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera.


Una ventata di Parigi in Nicaragua ci voleva proprio!

venerdì 15 febbraio 2013

IX FESTIVAL INTERNACIONAL DE POESIA - GRANADA - Nicaragua


Appuntamento con la poesia in Nicaragua, si attendono poeti da tutto il mondo e ancora una volta  questa terra esploderà di poesia. 
Pare che il Nicaragua abbia una densità numerica di poeti per chilometro quadrato come nessun'altra nazione. 
La Scrittrice Gioconda Belli dà un caloroso benvenuto dal sito del FESTIVAL  e definisce la poesia "UNA VOCAZIONE UMANA"
Personalmente ritengo che questa definizione sia del tutto efficace per esprimere, come lei stessa aggiunge, che "noi poeti siamo stati, da Omero, quelli che hanno intuito che nella capacità verbale della nostra specie c'è la possibilità  che un giorno le parole e la musica si impongano sul rumore della guerra e dell'incomprensione." 


Per una settimana Granada sarà la capitale della poesia nel mondo.......

 una fiesta donde cada poeta se revela y celebra lo más ancestral y permanente de nuestra naturaleza: la capacidad de amar, de llorar, de enloquecer, de burlarse de los avatares de nuestra existencia. (Gioconda Belli)

lunedì 11 febbraio 2013

11 Febbraio primo giorno di scuola in Nicaragua


Oggi in Nicaragua è il primo giorno di scuola. 
Buon anno scolastico a tutti i giovani e giovanissimi nicaraguensi
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Non tutti i bambini possono tornare a scuola in Nicaragua






Bambini in una scuola a Managua. I Héctor Estepa
  • Il Nicaragua  soffre di gravi squilibri educativi
  • E 'il paese che investe di meno in materia di istruzione
  • Grande differenza tra l'istruzione pubblica e privata
  • La differenza è maggiore tra educazione urbana e rurale
Oggi ritornano a scuola circa 1.3 milioni di bambini in Nicaragua, purtroppo 500.000 resteranno fuori dal sistema educativo 
Si pensa che il numero potrebbe essere più grande, i bambini che lavorano nelle coltivazioni di caffè entreranno a scuola  fra un mese.
Oltre ai bambini che non vanno a scuola, 500.000 stimati principalmente dalle aree rurali, molti di coloro che si iscrivono non riescono a completare i loro studi: "I genitori sono così poveri che passano la vita in cerca di sostentamento di base e si fanno aiutare dai figli " , ha detto Aurora Guardiano Lacayo, fondatrice del Forum Educare, una società civile per  l'educazione del Nicaragua."....escono dalla scuola  migliaia di analfabeti", dice.
Marie Elena Altamirano (Centro dei diritti umani in Nicaragua) dichiara: "il Nicaragua ha i livelli più bassi di permanenza a scuola, solo il 43,8% dei bambini che entrano in prima elementare arriva al sesto grado, di 100 bambini in età scolare, 20 non sono a scuola," 

Ovviamente, la riduzione del bilancio provoca altri disagi, gli  insegnanti non lavorano nelle migliori condizioni, mancanza di libri di testo e scrivanie.
Sempre  Maria Elena Altamirano denuncia "il Nicaragua è il paese nella zona che investe meno in materia di istruzione,con una media annua di 18 dollari per studente in fase di pre-scuola, 198 scuole primarie e 82 secondarie, mentre altri paesi come il Messico e Costa Rica investono una media di 240 per studente per anno, "

 "l'educazione è la chiave fondamentale  per lo sviluppo di qualsiasi paese. Un popolo senza istruzione non può vedere oltre il suo naso"" Denuncia Altamirano



mercoledì 6 febbraio 2013

Oggi Poesia

Oggi poesia, come tutti i lunedì (di lunedì mi riposo) mi sposto tra un blog e l'altro, lascio commenti, leggo, "sfoglio", scrivo, preparo post, mi lascio anche trascinare dalle sensazioni e leggendo tra i blog provo un gran senso di  tristezza per questa Italia. 
Non voglio esprimermi politicamente parlando, come tutti i bloggers ribadiscono ci sono cascate di parole che non si sa dove vadano a finire. 
Sono molto lontana dalla mia amata Italia e da qui la vedo agonizzante. Ahimè non è l'unica, l'infermità è dilagante. 
Mi lascio alle spalle questa amara sensazione, non so se è vigliaccheria o delusione, onestamente non mi importa poi tanto. Continuo con la mia giornata che procede all'insegna delle riflessioni guardandomi intorno.

Oggi con le ragazze abbiamo letto alcune poesie, ne abbiamo parlato, sorriso, riso, ci siamo emozionate, abbiamo piangiucchiato e anche discusso  
Ecco cosa è successo, ora la parola va alle ragazze......


**************Abbiamo sfogliato le pagine poetiche di diversi Blog che parlano di poesia e questa volta ci siamo soffermati su "Vita e Poesia".  Abbiamo letto questi poemi e siamo state invitate a sceglierne uno per descrivere le nostre emozioni. 
Attraversando i Blog abbiamo visto tanta rabbia e tanta indignazione per ciò che sta accadendo alla vostra terra. 
Il nostro paese, il Nicaragua, da oltre cent'anni è indignato e il dolore immenso ormai sfugge al controllo, ma si sta parlando della nostra "casa", il dono che ci hanno lasciato i nostri antichi, è l'amore per la poesia e così siamo tanti poeti. 
Nessun nazionalismo ne patriottismo ma semplicemente il desiderio di acquistare almeno con questa forma di Arte, tutta la dignità che per diritto appartiene all'essere umano; così ci è stato insegnato e così siamo geneticamente stati creati. Purtroppo l'uomo distrugge se stesso, vorremmo però che pensieri tristi o gioiosi fiorissero insieme.
Non possiamo mettere da parte l'Arte come non mettiamo da parte la speranza altrimenti non avremmo la gioia e il dolore di raccontarci:  La poesia, è dentro di noi e parla di noi. 


Ed ora eccomi qua, mi chiamo Fabiola, avete già letto qualcosa di me QUI. Ho scelto una poesia del poeta Pino Palumbo (il link del suo blog è QUI)    


I NOSTRI CUORI (postato il 22/Gennaio 2013)

Il cielo 
non ha più le stelle
di cent'anni fa
e la luna da lassù 
sembra non strizzare più
l'occhio alla madre terra.

Il sole 
non è più splendido 
come un'era fa 
e il suo calore 
non sembra scaldare 
come allora la fredda terra madre.

I nostri cuori 
però continuano a palpitare
e si continuano ad innamorare!
continuano a sobbalzare 
all'emozioni e sensazioni
che sappiamo rivolgerci ancora
nonostante si cerchi
di costringerli a diminuire

...i loro battiti 
...e le loro palpitazioni. 

22 Gennaio 2013
 Pino Palumbo





Eccomi di fronte a questi versi che d'impulso mi fanno pensare a quanto tutto può essere romantico. Il sole la terra che cambiano sempre.... ma ancora e sempre il nostro cuore non cambia, C'è sincerità e realtà in questo romanticismo. Nonostante tutto quello che ci succederà nella vita il nostro cuore continuerà eccitato con urla di gioia nonostante tutti i cambiamenti nelle nostre vita. Lui continuerà a palpitare di emozioni. E' proprio così, il nostro cuore sempre continua ad emozionarsi perchè è qualcosa di prezioso, è dove riposano danzando i nostri più intimi sentimenti. Abbiamo molte emozioni in questo nostro cuore, solo alcuni però lo comprendono, per controllare questo nostro cuore a volte dobbiamo ridurre i battiti, le palpitazioni. Qualunque cosa succeda nella vita,  le lacrime anche quelle a volte ci cambiano la vita. 
Questo poema sa dimostrare cos'è il nostro cuore. Sì, mi è piaciuto molto perchè è sincero e realistico  e soprattutto  come ho già detto molto romantico. Il nostro cuore continuerà a palpitare di emozioni pieno d'amore. 

NUESTROS CORAZONES         Att: Fabiola


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Parole molto semplici, forse qualche dotto, politico, opinionista o giù di lì dovrebbe prendere lezione da questo splendore di ragazze che brilla di umiltà e semplicità
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Un ringraziamento a Pino Palumbo per averci dato la possibilità di parlare di una sua opera. 


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Ed inoltre ora ci ha anche omaggiato di un suo bel commento e segue ancora qualcosa di ..... nostro


Cara Carla...eccomi come promesso a rispondere al vostro post con un po di "sensatezza", senza essere offuscato dall'emozione. Scusa se mi rivolgo direttamente ai tuoi ragazzi...non voglio escludere te, ma è a loro che voglio che giungano le mie parole...è con loro che voglio avere questo dialogo, nel rispetto della loro considerazione che hanno avuto nei miei confronti.
Detto questo comincio dalla fine del post e vorrei dirvi che sono io che vi ringrazio per esservi fatti raggiungere e toccare dalle mie parole. Prima di scrivere queste mie considerazioni, ho "sbirciato" un po dalla finestra del blog per conoscervi un pochino...e poi sono entrato.
Resto affascinato dai vostri sorrisi e dal vostro entusiasmo per la voglia di conoscenza che avete e soprattutto, come Carla sottolinea più volte, per la poesia e il modo in cui la esprimete e l'amate. Sono affascinato dalla semplicità delle vostre vite, semplicità che non deve essere tradotta essenzialmente in povertà, poiché in questo caso è invece sinonimo di ricchezza...ricchezza d'animo e in questo credo che abbiate in Carla una valida insegnante!
Resto addolorato nell'osservare quei volti un po tristi, già segnati da vite di stenti, ma anche da quei volti che sorridono, paradossalmente, mentre seduti su un cumulo di pietre, le spaccano! Ha ragione Carla però nello scrivere che voi non siete solo volti ma se "...Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo il silenzio, c’è chi sottovoce, con un filo di voce, vuole essere considerato un essere umano e non solo qualcosa da dimenticare…." così scrive Carla...ed io da oggi ogni tanto chiuderò gli occhi per un attimo...per ascoltare il silenzio...
"...Da questo splendore di ragazze che brilla di umiltà e semplicità..." è vero, Fabiola con le tue "...Parole molto semplici, ..." dai a tutti noi una lezione. Il tuo commento Fabiola da un senso, il vero senso, alla mia poesia...quello di aver dato un'emozione e di aver immesso nel tuo animo queste parole che io ritengo essere "più poetiche" della poesia stessa:
"...Nonostante tutto quello che ci succederà nella vita il nostro cuore continuerà eccitato con urla di gioia...a palpitare di emozioni pieno d'amore."
...e nel vostro caso...quanto è vero!!!
Grazie di cuore...oggi sono davvero più ricco!
Ciao Carla e, se possibile, dai una carezza delicata sulla guancia ad ognuno dei tuoi Angeli!
dicendo loro che è...una mia carezza!
Pino.
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Risposte

  1. Para nosotros ha sido un placer, esperamos poder hablar otra vez de sus poemas.
    Las palabras de sus comentarios nos hacen felices.
    *******************************************************************
    Sono le 23.52 qui in Nicaragua, le 06.52 in Italia. Sono davvero stanca, quasi non riesco a camminare ma ho una gran voglia di raccontare come ho trascorso questa giornata, o almeno in parte.
    Già questa mattina ho comunicato alle ragazze che il poeta Pino Palumbo aveva pubblicato un post di ringraziamento per la “recensione” scritta da Fabiola.
    - Ma… il poeta? Proprio lui?
    - Sì – dico io
    - E cosa ha scritto?
    Così ho tradotto loro il bellissimo commento aggiungendo che vi era proprio un articolo…..
    - Ma come un post? Un altro post?
    E si guardavano eccitati l’un l’altro con quei grandissimo occhi neri.
    - No, non è possibile!
    - Vi dico che è vero ragazzi!
    - Dai, non è vero?
    Probabilmente molti si chiederanno perché non faccio leggere direttamente il post dal computer.
    1° Qui non è che i ragazzi hanno a disposizione i computer come se niente fosse, ce n’è uno ed è il mio (almeno per ora)
    2° Il collegamento a volte è inesistente e quando c’è il collegamento internet è possibile che non siamo vicini al computer
    3° Si lavora molto spesso di fantasia …
    Ma erano troppo desiderosi di sapere cosa diceva il poeta di loro.
    Beh, dai non potevo lasciarli così.....
    Apriamo il blog, dobbiamo fare di corsa però perché non c’è tempo, traduco tutto il commento che già avevo ben specificato prima e partiamo alla volta del blog di Pino Palumbo .
    Incredibile, mancavano solo le stelle filanti e i fischietti……….
    - Sìììììììììììì, Fabiola guardati sei sul blog del poeta, sei bellaaaaa guardati.
    - Ma è la stessa foto che ho pubblicato sul mio blog – credo di dover precisare io
    - Sìììììììììì pero aquì parese mejor
    - ¿Qué estás diciendo? – mi sento un po’ loca, evidentemente la stessa foto pubblicata sul blog di un poeta risulta più bella, devo ancora capire e quindi mi limito un po’ a sbeffeggiarli e loro ridono come dei matti.
    - muchachos les digo que es la misma foto!
    Allora Meybel mi soccorre_
    - sí, es la misma foto.... pero aquí parece más bonita
    Non ho via di scampo e ancora una volta sono loro che danno una lezione a me.
    Sì, ci penso e ci ripenso e mi domando perché Fabiola e anche gli altri vedono la foto più bella anche se è la stessa?
    Arriva la risposta mentre li osservo.
    Certo! Oggi qualcuno che è un poeta ha detto di loro che è rimasto “ affascinato” dai loro sorrisi e dal loro entusiasmo per la voglia di conoscenza che hanno e soprattutto per la poesia e il modo in cui la esprimono e la amano.
    Difficilmente questi ragazzi hanno avuto qualcuno nella vita che ha donato loro parole di affetto, difficilmente hanno ricevuto una carezza da qualcuno, ognuno di loro ha storie difficili alle spalle quindi se qualcuno come un poeta dice loro:
    “ Sono affascinato dalla semplicità delle vostre vite, semplicità che non deve essere tradotta essenzialmente in povertà, poiché in questo caso è invece sinonimo di ricchezza...ricchezza d'animo…”
    Allora è concessa tutta l’eccitazione del mondo, allora sì vedo anch’io che la fotografia sul blog del poeta è più bella della foto che ho postato io.
    ………….
    Ora anche Meybel sta “recensendo” una poesia.
    Ragazzi la festa è qui!

lunedì 4 febbraio 2013

Joaquin Pasos

Forse per qualcuno parlare di poeti nicaraguensi potrebbe sembrare quasi "anti" intellettuale, ma voglio parlarne poichè credo che i lettori europei e forse anche americani non conoscono la poesia nicaraguense.
Prendiamo l'esempio di Joaquin Pasos (1914-1947), per qualcuno potrebbe sembrare presuntuoso metterlo insieme a grandi poeti. Forse viene spontaneo pensare che sia così per il solo fatto che è nato in un piccolo paese come il Centro America, che non è mai uscito neppure brevemente dal suo paese ad eccezione dei viaggi in Costa Rica per motivi medici e che è morto giovane, senza aver pubblicato neppure un libro dei suoi versi. 
Nel corso degli anni, tuttavia, la critica si è interessata di questo poeta del Nicaragua.  Alcuni poeti e critici provenienti da altri paesi latino-americani hanno infine scritto saggi su questo poeta inserendolo nelle loro antologie. L'uruguaiano Mario Benedetti, per esempio, ritiene che il maggior successo di Pasos "Canto de guerra de las cosas"(Vedi in fondo al post)  è dello stesso alto livello di poetica come Vallejo, Neruda e Parra. 
A volte mi domando con tristezza perchè pensieri tanto delicati e poetici e così, appunto, di alto livello restino così tanto lontano da noi. 
Non abbiamo il tempo di leggere tutti i poeti meravigliosi vissuti, che vivono e che vivranno quindi oggi mi sento di dare solo un assaggio della poesia di quest'uomo che morì prematuramente e che incominciò a scrivere di poesia quando era ancora adolescente. Questo non stupisce i nicaraguensi che nascono poeti e muoiono amando la poesia. Parte della loro giovinezza ed esistenza resta assiduamente accostata  ai loro grandi poeti come per esempio quando la nostra giovanissima Meybel ci racconta che le  è sempre piaciuto scoprire i grandi poeti anche quelli che non si sentono molto nominare perchè ci ispirano e esprimono i nostri pensieri. Ci parlò di Alfonso Cortés, vale la pena conoscere questo poeta http://ilcastdellanostravita.blogspot.com/2012/05/meybel-y-alfonso-cortes.html
Ho già scritto di Carlos Mejia Godoy musicista e cantautore che canta dei sentimenti di questo popolo con il dono della poetica che da buon nicaraguense si ritrova per natura.

http://ilcastdellanostravita.blogspot.com/2012/05/ay-nicaragua-nicaraguita.html

http://ilcastdellanostravita.blogspot.it/2012/10/claribel-alegria-una-poetessa-dal.html

http://ilcastdellanostravita.blogspot.com/2012/04/ogni-nicaraguense-e-un-poeta-fino-prova.html


Joaquin Pasos - Cosa avrebbe potuto fare se fosse vissuto di più?


LOS INDIOS VIEJOS

Los hombres viejos, muy viejos, están sentados
junto a sus cabras, junto a sus pequeños animales mansos.
Los hombres viejos están sentados junto a un río
que siempre va despacio.
Ante ellos el aire detiene su marcha,

el viento pasa, contemplándolos,
los toca con cuidado
para no desbaratarles sus corazones de ceniza.

Los hombres viejos sacan al campo sus pecados,
éste es su único trabajo.
Los sueltan durante el día, pasan el día olvidando,
y en la tarde salen a lanzarlos
para dormir con ellos calentándose.


I VECCHI INDIANI

I vecchi uomini, troppo vecchi, stanno seduti
vicino alle loro capre, vicino ai loro piccoli docili animali .
I vecchi uomini stanno seduti vicino a un fiume
che sempre va lento.
Davanti a loro l'aria ferma il loro cammino,

il vento passa, contemplandoli,
li sfiora dolcemente
per non  distruggere i loro cuori di cenere.

I vecchi uomini gettano in campo i loro peccati,
questo è il loro unico lavoro.
li liberano durante il giorno, trascorrono il giorno dimenticando
e nel pomeriggio li gettano via 
per dormire con loro scaldandosi.



Il Poema di Joaquin Pasos che pubblico è "Canto de guerra de las cosas",  lo pubblico nella lingua originale e non lo traduco poichè credo sia compito di un bravo traduttore poter mettere mano a queste opere. 
Sul Web non ho trovato nessuna traduzione in italiano e forse qualcuno di voi potrebbe trovarla. Se così fosse vi prego in inviarmi il link.
Forse Silvia Pareschi ne sa qualcosa? http://ninehoursofseparation.blogspot.com/




CANTO DE GUERRA DE LAS COSAS


Cuando lleguéis a viejos, respetaréis la piedra,
si es que llegáis a viejos,
si es que entonces quedó alguna piedra.
Vuestros hijos amarán al viejo cobre,
al hierro fiel.
Recibiréis a los antiguos metales en el seno de vuestras familias,
trataréis al noble plomo con la decencia que corresponde a su carácter dulce;
os reconciliaréis con el zinc dándole un suave nombre:
con el bronce considerándolo como hermano del oro,
porque el oro no fue a la guerra por vosotros,
el oro se quedó, por vosotros, haciendo el papel de niño mimado,
vestido de tercipelo, arropado, protegido por el resentido acero…
Cuando lleguéis a viejos, respetaréis al oro,
si es que llegáis a viejos,
si es que entonces quedó algún oro. 
El agua es la única eternidad de la sangre.
Su fuerza, hecha sangre. Su inquietud, hecha sangre.
Su violento anhelo de viento y cielo,
hecho sangre.
Mañana dirán que la sangre se hizo polvo,
mañana estará seca la sangre.
Ni sudor, ni lágrimas, ni orina
podrán llenar el hueco del corazón vacío.
Mañana envidiarán la bomba hidráulica de un inodoro palpitante,
la estancia viva de un grifo,
el grueso líquido.
El río se encargará de los riñones destrozados
y en medio del desierto los huesos en cruz pedirán en vano que regrese el agua a los cuerpos de los hombres.
Dadme un motor más fuerte que un corazón de hombre.
Dadme un cerebro de máquina que pueda ser agujereado sin dolor.
Dadme por fuera un cuerpo de metal y por dentro otro cuerpo de metal
igual al del soldado de plomo que no muere,
que no te pide, Señor, la gracia de no ser humillado por tus obras,
como el soldado de carne blanducha, nuestro débil orgullo,
que por tu día ofrecerá la luz de sus ojos,
que por tu metal admitirá una bala en su pecho,
que por tu agua devolverá su sangre.
Y que quiere ser como un cuchillo, al que no puede herir otro cuchillo.
Esta cal de mi sangre incorporada a mi vida
será la cal de mi tumba incorporada a mi muerte,
porque aquí está el futuro envuelto en papel  de estaño,
aquí está el futuro envuelto en papel de estaño,
aquí está la ración humana en forma de pequeños ataúdes,
y la ametralladora sigue ardiendo de deseos
y a través de los siglos sigue fiel el amor del cuchillo a la carne.
Y luego, decid si no ha sido abundante la cosecha de balas,
si los campos no están sembrados de bayonetas,
si no han reventado a su tiempo las granadas…
Decid si hay algún pozo, un hueco, un escondrijo
que no sea un fecundo nido de bombaas robustas;
decid si este diluvio de fuego líquido
no es más hermoso y más terrible que el de Noé,
sin que haya un arca de acero que resista
!ni un avión que regrese con la rama de olivo!
Vosotros, dominadores del cristal, he ahí vuestros vidrios fundidos.
Vuestras casas de porcelana, vuestros trenes de mica,
vuestras lágrimas envuletas en celofán, vuestros corazones de baquelita,
vuestros risibles y hediondos pies de hule,
todo se funde y corre al llamado de guerra de las cosas,
como se funde y se escapa con rencor el acero que ha sostenido una estatua.
Dos marineros están un poco excitados. Algo les turba su viaje.
Se asoman a la borda y escudriñan el agua,
se asoman a la torre y escudriñan el aire.
Pero no hay nada.
No hay peces, ni olas, ni estrellas, ni pájaros.
Señor capitán, ¿adónde vamos?
Lo sabremos más tarde.
cuando hayamos llegado.
Los marineros quieren lanzar el ancla,
los marineros quieren saber qué pasa.
Pero no es nada. Están un poco excitados.
El agua del mar tiene un sabor más amargo,
el viento del mar es demasiado pesado.
Y no camina el barco. Se quedó quieto en medio del viaje.
Los marineros se preguntan ¿qué pasa? con las manos,
han perdido el habla.
No ha pasado nada. Están un poco excitados.
Nunca volverá a pasar nada. Nunca lanzarán el ancla.
No había que buscarla en las cartas del naipe ni en los juegos de la cábala.
En todas las cartas estaba, hasta en las de amor y en las de navegar.
Todos los signos llevaban su signo.
Izaba su bandera sin color, fantasma de bandera para ser pintada con colores de sangre de fantasma,
bandera que cuando flotaba el viento parecía que flotaba el viento.
Iba y venía, iba en el venir, venía en el yendo, como que si fuera viniendo.
Subía y luego bajaba hasta en medio de la multitud y besaba a cada hombre.
Acariciaba cada cosa con sus dedos suaves de sobadora de marfil.
Cuando pasaba un tranvía, ella pasaba en el tranvía;
cuando pasaba una locomotora, ella iba sentada en la trompa.
Pasaba ante el vidrio de todas las vitrinas,
sobre el río de todos los puentes,
por el cielo de todas las ventanas.
Era la misma vida que flota ciega en las calles como una niebla borracha.
Estaba de pie junto a todas las paredes como un ejército de mendigos,
era un diluvio en el aire.
Era tenaz, y también dulce, como el tiempo.
Con la opaca voz de un destrozado amor sin remedio,
con el hueco de un corazón fugitivo,
con la sombra del cuerpo,
con la sombra del alma, apenas sombra de vidrio,
con el espacio vacío de una mano sin dueño,
con los labios heridos
con los párpados sin sueño,
con el pedazo de pecho donde está sembrado el musgo del resentimiento
y el narciso,
con el hombro izquierdo,
con el hombro que carga las flores y el vino,
con las uñas que aún están adentro
y no han salido,
con el porvenir sin premio, con el pasado sin castigo,
con el aliento,
con el silbido
con el último bocado de tiempo, con el último sorbo de líquido,
con el último verso del último libro.
y con lo que será ajeno. Y con lo que fue mío.
Somos la orquídea del acero,florecimos en la trinchera como el moho sobre el filo de la espada,
somos una vegetación de sangre,
somos flores de carne que chorrean sangre,
somos la muerte recien podada
que florecerá muertes y más muertes hasta hacer un inmenso jardín de muertes.
Como la enredadera púrpura de filosa raíz,
que corta el corazón y se siembra en la fangosa sangre
y sube y baja según su peligrosa marea.
Así hemos inundado el pecho de los vivos,
somos la selva que avanza.
Somos la tierra presente. Vegetal y podrida,
pantano corrompido que burbujea mariposas y arco iris.
Donde tu cáscara se levanta están nuestros huesos llorosos, nuestro dolor brillante en carne viva,
oh santa y hedionda tierra nuestra,
humus humanos.
Desde mi gris sube mi ávida mirada,
mi ojo viejo y tardo, ya encanecido,
desde el fondo de un vértigo  lamoso
sin negro y sin color completamente ciego.
Asciendo como topo hacia un aire
que huele mi vista,
el ojo de mi olfato, y el murciélago
todo hecho de sonido.
Aquí la piedra es piedra, pero ni el tacto sordo
puede imaginar si vamos o venimos,
pero venimos, sí, desde mi fondo espeso,
pero vamos, ya lo sentimos, en los dedos podridos
y en esta cruel mudez que quiere cantar.
Como un súbito amanecer que la sangre dibuja
irrumpe el violento deseo de sufrir,
y luego el llanto fluyendo como la uña de la carne
y el rabioso corazón ladrando en la puerta.
Y en la puerta un cubo que se palpa
y un camino verde bajo los pies hasta el pozo,
hasta más hondo aún, hasta el agua,
y en el agua una palabra samaritana
hasta más hondo aún, hasta el beso.
Del mar opaco que me empuja
llevo en mi sangre el hueco de su ola,
el hueco de su huida,
un precipicio de sal aposentada.
Si algo traigo para decir, dispensadme,
en el bello camino lo he olvidado.
Por un descuido me comí la espuma,
perdonadme, que vengo enamorado.
Detrás de ti quedan ahora cosas desprecoupadas, dulces.
Pájaros muertos, árboles sin riego.
Una hiedra marchita. Un olor de recuerdo:
No hay nada exacto, no hay nada malo ni bueno,
y parece que la vida se ha marchado hacia el país del trueno.
Tú, que viste en un jarrón de flores el golpe de esta fuerza,
tú, la invitada al viento en fiesta,
tú, la dueña de una cotorra y un coche de ágiles ruedas,
tú, que miraste a un caballo del tiovivo saltar sobre la verja
y quedar sobre la grama como esperando que lo montasen los niños de la escuela,
asiste ahora, con ojos pálidos, a esta naturaleza muerta.
Los frutos no maduran en este aire dormido
sino lentamente, de tal suerte que parecen marchitos,
y hasta los insectos se equivocan en esta primavera sonámbula sin sentido.
La naturaleza tiene ausente a su marido.
No tienen ni fuerzas suficientes para morir las semillas del cultivo
y su muerte se oye como el hilito de sangre que sale de boca del hombre herido.
Rosas solteronas, flores que parecen usadas en la fiesta del olvido,
débil olor de tumbas, de hierbas que mueren sobre mármoles inscritos.
Ni un solo grito. Ni siquiera la voz de un pájaro o de un niño
O el ruido de un bravo asesino con su cuchillo.
!Qué dieras hoy por tener manchado de sangre el vestido!
!Qué dieras por encontrar habitado algún nido!
!Qué dieras porque sembraran en tu carne un hijo!
Por fin, Señor de los Ejércitos, he aquí el dolor supremo.
he aquí, sin lástimas, sin subterfugios, sin versos,
el dolor verdadero.
Por fin, Señor, he aquí frente a nosotros el dolor parado en seco.
No es un dolor por los heridos ni por los muertos,
ni por la sangre derramada ni por la tierra llena de lamentos
ni por las ciudades vacías de casas ni por los campos llenos de huérfanos.
Es el dolor entero.
No puede haber lágrimas ni duelo
ni palabras ni recuerdos,
pues nada cabe ya dentro del pecho.
Todos los ruidos del mundo forman un gran silencio.
Todos los hombres del mundo forman un solo espectro.
En medio de este dolor, !soldado!, queda tu puesto
vacío o lleno.
Las vidas de los que quedan están con huecos,
tienen vacíos completos,
como si se hubieran sacado bocados de carne de sus cuerpos.
Asómate a este boquete, a este que tengo en el pecho,
para ver cielos e infiernos.
Mira mi cabeza hendida por millares de agujeros:
a través brilla un sol blanco, a través un astro negro.
Toca mi mano, esta mano que ayer sostuvo un acero:
!puedes pasar en el aire, a través de ella, tus dedos!
he aquí la ausencia del hombre, fuga de carne, de miedo,
días, cosas, almas, fuego.
Todo se quedó en el tiempo. Todo se quemó allá lejos.



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